Massaciuccoli

Visita a Massaciuccoli in occasione del decennale della mia prima visita!
Il lago toscano di Massaciuccoli è un'immensa distesa d'acqua libera contornato da zone umide dove si alternano canneti e canali. In un tempo remoto si trattava di una laguna d'acqua salata poi l'avanzamento della terra l'ha isolata dal mare cambiandone la natura. 
Il luogo presenta diverse aree protette ma, data la vastità, solo piccoli tratti sono attrezzati per la visita.
In particolare vi è l'oasi gestita dalla LIPU.
All'arrivo promette bene: sul bordo del piazzale del posteggio pascola tranquilla una gallinella d'acqua.
Poi ci si incammina sul pontile, seguendo il percorso obbligato. 
Tra le canne si muove qualche silvide e sicuramente anche qualche cinciarella di cui si sente distintamente il canto. I due capanni fissi in direzione lago sembrano promettere bene: diversi posatoi posti davanti agli stessi dovrebbero renderli appetibili per appostamenti interessanti.
Di fatto il martin pescatore passa a brevissima distanza diverse volte ma purtroppo non sfrutta mai i posatoi e il fulmine blu non è fotografabile in volo.

Per le fotografie in movimento meglio puntare a bersagli più grossi e più lenti, come il cormorano qui sopra e il gabbiano reale a destra. Laridi e cormorani sono presenti in buon numero, soprattutto al mattino presto i pali più interni al lago sembrano essere i dormitori dei gabbiani comuni.

Un vecchio ed alto albero morto al largo di fronte al secondo capanno è il posatoio di riferimento di un gabbiano reale: lo trovo lì quando arrivo e lì rimane per diverso tempo, si allontana per un po' ma poi torna a rivendicare il suo posatoio. Viceversa il cormorano preferisce posatoi più vicini all'acqua come questo masso affiorante, usato per diverso tempo da questo cormorano, visibile sia dal primo che dal secondo capanno. In questo caso la foto è dal primo capanno dove la luce, proveniente da sinistra, lo illumina correttamente. 

Ma, come detto, la selva di pali presenti nel lago è viva e c'è un discreto movimento su di essi. Nel caso qui a fianco è un gabbiano comune a prendere posto al sole mentre qui sotto abbiamo due cormorani davanti ai quali naviga, fuori fuoco, uno svasso maggiore.

Davanti alla capanno di osservazione passa infine un falco pescatore: diversi fotografi sono qui per lui ma non sembra intenzionato a concedersi. 
Il capanno, inoltre, come sempre presenta gioie e dolori: è un nascondiglio per il fotografo ma la regola della simmetria qui è perfetta: se loro non ti vedono, tu non li vedi: nel capanno la visuale è così limitata che quando scorgi qualcosa di interessante in volo nello spazio di cielo sotto il tuo controllo, difficilmente hai il tempo di reagire.
Poi io mi stufo a tare fermo in appostamento, soprattutto in un posto che non conosco per cui la voglia di esplorare diventa predominante.
Così lascio i due capanni e continuo a camminare verso nord.
Qui, tra le canne, evidente il canto del porciglione e dei tuffetti. Entrambe le specie non si faranno vedere in tutto il giorno. Raggiunta la terraferma, continuo il cammino verso nord, all'altezza del giardino delle farfalle, ovviamente vuoto vista la stagione, involontariamente faccio alzare una garzetta. Provo a seguirla ma sparisce lontana.
Continuo per un po' a camminare verso nord, con il sole alle spalle, ma tranne qualche cornacchia grigia e qualche gazza non c'è molto altro da segnalare. 
Mi giro per tornare verso la macchina e dopo pochi passi controluce mi ritrovo faccia a faccia con il falco pescatore che sta volando esattamente nella mia direzione.... ecco vantaggio e svantaggio del campo aperto: visuale ampissima che permette di seguire i movimenti ma esposti: alzando l'obiettivo il falco immediatamente vira alla sua sinistra per allontanarsi, così posso fargli solo una foto da dietro.

Lascio l'oasi della Lipu e mi sposto in macchina più a Nord nella zona detta "la piagetta". Subito, nella stratta trada che scende verso il lago, reincontro la garzetta. Questa volta sembra essere più amichevole, forse perché in alto sul cavo d'acciaio si sente al sicuro.


Incamminatomi verso sud sento di nuovo distintamente il canto del porciglione, ma le canne gli offrono troppe soluzioni per nascondersi. Lo cerco, lo aspetto, ma non c'è storia.

Si sente cantare anche l'usignolo di fiume ma le canne offrono anche a lui nascondigli ottimali.
Persino il pettirosso, nella morfologia del territorio, diventa un obiettivo meno facile del solito, nonostante sia decisamente più confidente dei silvidi. 

Nel tornare alla macchina per andarmene definitivamente osservo una scena davvero inusuale: un airone cenerino mobbato da un gruppo di gabbiani comuni.

Prima viene costretto a lasciare il suo nascondiglio tra le canne, poi, poggiatosi sul tetto di una rimessa per barche, deve difendersi dai ripetuti sorvoli chiassosi dei gabbiani. 






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