SOLDA


E ci voleva proprio!!!
Tre giorni in montagna, alta, lontani dal caos, dallo stress e dal caldo del fondovalle.
Così, con la mia famigliola, abbiamo organizzato tre giorni a Solda, ai piedi dell'Ortles.
Tre giorni di passeggiate in montagna, di giochi all'aria aperta e di foto.

Ebbene sì, pensavate mica avrei lasciato a casa il mio fido corredo, ad ogni giro sempre più pesante?
No, ovvio, impensabile.




Il tragitto più interessante che abbiamo percorso nei tre giorni è stato il sentiero n° 12 che dal punto di arrivo della seggiovia del Pulpito arriva sino al rifugio Serristori.
Durante la passeggiata, più ci si inoltrava nell'alta vallata, più ero perplesso: un posto così, all'interno del parco nazionale dello Stelvio... e non si vede manco un animale??
Mi è sembrato francamente improbabile, eppure, più cercavo tracce di camosci o stambecchi sui costoni di roccia e sui pascoli d'altura, più mi sentivo deluso.
Certo, il paesaggio è notevole, le cime innevate dell'Ortles, del Zebru e Gran Zebru, delle cime Solda, Pozzo e Madriccio fanno da splendida bianca cornice ad una valle verde di prati e d'abeti. Però di animali nemmeno l'ombra, solo qualche cinguettio proveniente dai pascoli più in basso, ma niente di visibile.
Nell'ultima fase di avvicinamento al rifugio, però, scorgo delle sagome nere volteggiare.... inconfondibili, almeno per famiglia: sicuramente dei corvidi, quasi certamente dei gracchi alpini.
Così, dopo aver assaporato un buon piatto al rifugio assieme alla famiglia, mi congedo per una mezzoretta con l'intento di perlustrare il luogo e trovare dove sono posati i gracchi precedentemente avvistati. Mi inoltro all'ora nell'anfiteatro alle spalle del rifugio dove si sono formati alcuni laghetti e dove, sulla sinistra, scorre impetuoso un torrente alquanto gonfio d'acqua. Ben presto mi accorgo che non è la strada giusta e così torno sui miei passi seguendo la sponda del torrente e....
eccoli: su alcune rocce che delimitano il finire del pianoro, proprio prima della cascata in cui si getta il torrente, una colonia numerosa di gracchi alpini riposa al sole.
Inizialmente mi avvicino e gli animali non sembrano affatto disturbati dalla mia presenza. Mi piazzo così dietro ad un masso di discrete dimensioni e comincio a scattare qualche foto.
Poi provo ad avvicinarmi ancora strisciando da un nascondiglio a quello successivo ma ad un certo punto decidono di non voler condividere lo spazio con me e se ne vanno.
Poco male: sono comunque nei paraggi visto che si sono posizionati più in alto lungo i fianchi della cima.
Così mi metto pazientemente ad aspettarli.
Prima uno, poi un altro cominciano a fare dei voli di perlustrazione nella zona in cui mi trovo, così ho la possibilità di provare qualche "tiro al volo".

certo, fotografarli in volo è sempre comunque più difficile, ma qualcosa, con un po' di pazienza, si porta anche a casa.
Tra gli altri uno cattura la mia attenzione: deve aver fatto qualche battaglia di troppo perché le piume della sua coda sono decisamente messe male, anzi, è messa male l'ultima rimasta perché le altre sono proprio sparite.

Mentre aspetto con sempre maggior impazienza che i gracchi ritornino sulle rocce più vicine al mio nascondiglio in modo da poter provare qualche foto ravvicinata qualcosa attira l'attenzione ai limiti del mio campo visivo, qualcosa di piccolo e rapido... non ci vuole molto a capire di che si tratta: un ermellino si dirige veloce verso un gruppo di sassi, arrivo a stento a girarmi ed agganciarlo per fare una foto prima che sparisca in un anfratto tra le rocce.
Ritenendomi a questo punto fortunato, non mi resta altro che tornare dalla mia famiglia per iniziare il cammino del ritorno.
Lungo il percorso più volte si ode il fischio d'allarme della marmotta: troppa gente di sabato sul sentiero perché possano stare tranquille ed è stato impossibile anche solo visualizzarle.









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