Quando il predatore diventa preda


Giro al Taio di Nomi, giusto per cambiare aria, per cambiare pozza d'acqua ma la stagione migratoria è ancora solo agli inizi e la vegetazione è ancora troppo folta: le silvie delle canne sono irraggiungibili, nascoste nel folto, così pensando ad una uscita a vuoto (fotograficamente parlando), mi metto a cercare di agganciare le libellule al volo.... lasciamo perdere.. tropo veloci e piccole...
Poi lo schiamazzo: un gruppo di 8 cornacchie grigie si avvicina con voli irregolari, picchiate, virate improvvise, risalite.... non ci vuole molta esperienza per capire che li in mezzo ci sta un falco di qualche tipo. Ed infatti è così.. ma i falchi sono due, due pellegrini che con abile mossa, virando e picchiando verso il terreno, dopo un quarto d'ora di schermaglie vicino al traliccio dell'alta tensione riescono a liberarsi delle cornacchie e a scappare, passandomi sopra la testa in velocità... S P E T T A C O L O ! ! !


Quando penso che la festa sia finita, eccoli tornare, a turno, a sorvolare lo stagno: è evidente che hanno fame ma non è giornata: gli uccelli di piccola taglia se ne stanno rintanati tra le canne mentre i falchi le sorvolano con impazienza.
Ma quando la fame è fame va bene qualunque cosa così una delle grosse libellule del Taio finisce tra gli artigli del pellegrino e viene dilaniata in volo, un comportamento che mi ricorda quello del gheppio.




Certo che avere un pellegrino che ti svolazza affamato sopra la testa e ti guarda con quegli occhi tondi attraverso l'obiettivo della macchina fotografica è un'esperienza emozionante.



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