Perlustrazione all'Inghiaie


Alle 8 di mattina all'Inghiaie è ancora buoi e freddo, giusto qualche scricciolo si muove tra le canne e qualche pettirosso canta senza farsi vedere.

Non c'è traccia di vita, non c'è traccia né dei picchi muratori né della cincia dal ciuffo, in compenso, quando la luce del sole finalmente arriva sulla torre di avvistamento, finalmente le cincarelle si svegliano e cantando si avvicinano.
Dal tetto comincia a piovere: è lo strato di ghiaccio che si scioglie.

L'aria ora ha una temperatura superiore allo 0, una poiana si alza dal prato e si posa su un rapo a controllare... se non l'avessi vista arrivare lì non l'avrei mai notata, il colore del suo piumaggio è uguale alla corteccia del posatoio.
Poi, mentre me ne vado, rapido attraversa il mio campo visivo un fagiano comune per andare ad imbucarsi tra le canne: quasi sicuramente uno di quelli liberati per scopi venatori, infatti si sente sparare un bel po' nel circondario: forse ha capito che all'interno delle Inghiaie nessuno può entrare armato ed ha eletto il bosco come suo riparo... o forse è solo un caso che gli prolungherà la vita ancora di qualche giorno...
In ogni caso, sebbene non sia propriamente un autoctono, spero la sua presenza si possa prolungare parecchio all'interno del biotopo, cosa che non si può dire per i cinghiali, la cui presenza è frutto dell'egoismo dell'uomo e le cui impronte sono ben visibili un po' ovunque, all'interno del biotopo, intrappolate nel fango congelato!
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