com'era, com'è

...  ossia come in una settima un posto possa risultare completamente stravolto dagli eventi atomosferici.

Malga Pèc, com'era domenica scorsa e com'è ora.

Cominciamo da domenica scorsa, giornata serena, senza una nuvola, riscaldata dai colori rossastri d'autunno, se possibile ulteriormente accentuati dal tramonto.

Gli alberi tutto intorno riflettono la stessa luce ambrata tanto che tutto il paesaggio risulta pervaso dai toni caldi



E poi arriva il crepuscolo, il sole si infila tra le montagne per dare il suo ultimo saluto al giorno, la sua luce, come a non volersene andare, si insinua tra le guglie, tra le cime, per scivolare giù lungo le valli come un gioco di contrasti.

Finché l'orizzonte non ha il sopravvento, e così gli ultimi raggi si smorzano dietro alla sagoma scura dei monti in un ultimo caldo bagliore.









E POI TUTTO CAMBIA



La luce diventa fredda, soffusa, difratta in ogni direzione dai cristalli d'acqua sospesi nelle coltri di nuvole che rapide e mutevoli si spostano risalendo la valle dei Mocheni... coprono i dettagli su un versante, li scoprono sul versante opposto, si chiudono rendendo cupo il paesaggio ammantato di neve che a tratti ricomincia a calare posandosi lenta e lieve.

Poi si alza un po' di vento, lo stesso che fa appiccicare la neve in verticale sui pali della luce si occupa di aprire il cielo e far apparire uno spiraglio di luce: il cielo è azzurro sopra le nubi, ma l'azzurro del cielo è davvero l'unico colore in un paesaggio altrimenti in bianco e nero.


.... l'unico l'unico proprio no.... a guardare bene, a cercare con l'occhio, un altro colore c'è!
Le bacche rosse del sorbo dell'uccellatore nascoste da buffi cappellini di neve.




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