sabato e domenica nella neve

Sabato mattina una spolverata di neve fresca accoglie il risveglio. Le ultime nubi ancora basse non hanno lasciato la valle quando i primi raggi del sole superano la barriera fata dalle montagne attorno alla valle.
Sulle cime invece i raggi del sole già fanno brillare la poca neve che imbianca le cime.






Mi dirigo allora direttamente nel posto dove la volta precedente ho avvistato tutto quel movimento interessante ma... quasi nulla si muove, la neve ha coperto buona parte della fonte di cibo ed evidentemente diversi passeriformi hanno deciso di recarsi in altri luogh. Il freddo che caratterizza questo luogo all'ombra del pizzo di Levico ha fatto sì che la poca neve venuta nelle due ondate dei giorni scorsi si sia mantenuta portando ad un accumulo complessivo di poco più di cinque centimetri.
Sugli steli congenali giusto il migliarino di palude, con le sue abitudini polari, ressite senza particolari problemi. Purtroppo nel bianco sono troppo evidente e così al primo tentativo di avicinarmi si invola. 




Scoraggiato torno verso la troticultura vicina all'imbocco della strada che attraversa il biotopo dell'Inghiaie. Qui, alla confluenza dei due riscielli, una nuovola di cinciarelle volteggia nel cielo con piccoli spostamenti rapidi e nervosi, caratterizzati da improvvisi cambi di direzione.

Oltre alle cince, nascosti tra la ramaglia bruciata dal gielo, si muovono gli scricioli, il cui piumaggio li rende mimetici anche in queste circostanze.


Sul lato opposto del sentiero un pettirosso se ne sta sotto il garnde albero e non si fa problemi a salire sulla piccola staccionata che delimita il posteggio, nonostante la mia vicinanza. Certo, non esageriamo con le confidenze, appena mi sposto un attimo se ne vola via.


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Il giorno dopo stesso posto ma le nubi hanno lasciato il posto ad una nebbia bassa e fredda.
Niente si muove tre le nevi appena prima di Barco, così dopo aver atteso di congelarmi ben bene, decido di andare a trovare le solite civette comuni da cantiere.
E una di loro è li di guardia, in un tubo diverso, ma certo non distante.


Anche con loro è fondamentale restare in macchina, che fa da capanno mobile evidentemente naturale (in fondo loro idificano dentro queste tubature): se si scende dalla macchina lei scivola dentro il tubo, con calma, senza farsi prendere dal panico, ma inesorabilmente dentro verso il buio delle profondità del tubo.

Nel frattempo finalemnte il sole supera il Pizzo di Levico e l'ombra della montagna si toglie: la luce del sole porta la voglia di movimento tra i piccoli passeriformi e le prime a salutare sono le cinciarelle. 







I migliarini di palude si nascondo negli anfratti tra la base delle canne del mais e la neve, ad uno gli arrivo così vicino che mi toglie competamente alla sprovvista quando schizza via dal suo rifugio.














E, per finire, lungo il sentiero, gli innavvicinabili cardellini: se sentivano cantare da un po' in lontnanza, questa volta non il solito stormo compato e numerosissimo ma solo un gruppetto sparuto di 4 esemplari.
In bilico risalendo piano il mucchio di terra, sono riuscito a fare queste fotografie, sbagliando parecchio l'esposizione che avevo preparato per staccare i migliarini dalla neve.  peccato. 

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