merlo acquaiolo


No, non è ancora la foto che voglio, ma comincia ad assomigliarci, piano piano, con pazienza, con insistenza, con i soliti appostamenti.
Ormai il posto è chiaro e non è quello che avevo scelto all'inizio: lì il merlo acquaiolo proprio non si è fatto più vedere.
Lo scomodo del secondo posto è che, a causa delle variazioni di portata del Noce, non è possibile piazzarsi con il capanno, bisogna stare esposti con il rischio evidente di essere scoperti e mettere in fuga il nostro timido soggetto.


La mattinata non è fredda ma è grigia e la luce è scarsa, così i colori sono smorti.
Al mattino il livello del Noce è alto, molto alto, e la corrente è intensa, forse per questo il merlo non mi vede subito e riesco ad avvicinarmi più del solito. Purtroppo c'è sempre qualche rametto di troppo, i punti di appoggio sono molti e ne usa diversi, ma spesso sono nascosti tra le foglie morte così da offrirgli una maggiore protezione.


Nonostante le precauzioni, dopo avermi svolazzato davanti un paio di volte, decide di non fidarsi della ima presenza e si allontana. Aspetto una mezz'oretta e mi allontano anch'io, anche per scaldarmi un po' camminando, dato che a rimanere fermi in un posto si comincia a sentire freddo.
Lungo il sentiero si sentono diverse cince bigie che cantano e si alimentano svolazzando tra i rami alti: vengono definite confidenti ma in tutta onestà non lo sono per niente, anzi, sono decisamente guardinghe.
Allungo così la mia passeggiata scendendo verso Zambana vecchia e qui incontro alcuni merli e i soliti pettirossi che, tenendosi più in basso, mi permettono di catturarli da una distanza inferiore rispetto alle cince.


Ritornando verso la postazione del merlo acquaiolo per fare un nuovo tentativo noto in alto una sagoma alata in alto che, attirata probabilmente dal gracchiare di un terzetto di nocciolaie, decide di tornare indietro e posizionarsi su di un albero posto su una roccia molto in alto per controllare la situazione.
E' un falco pellegrino che, non riuscendo a localizzare visivamente le nocciolaie, decide di rimanere di vedetta... e ci rimane per un bel po': aspetto una ventina di minuti abbondanti sperando si abbassi ma poi desisto: lui è lassù in alto, irraggiungibile per me, ed io sono curioso di andare a vedere se il merlo acquaiolo è tornato al suo posto.

Ora mezzogiorno è passato e il livello del Noce è sceso decisamente: la spiaggetta è ricomparsa, il sentiero ideale per raggiungere una postazione più vicina ai posatoi usuali.
Lo vedo, c'è, è tornato, ho fatto bene ad andarmene e lasciargli il campo libero, lo fotografo proprio sull'isolotto su cui lo volevo, lo stesso del pettirosso della settimana scorsa: è così tranquillo da chiudere persino gli occhi!!! 
Provo allora ad avvicinarmi ulteriormente, per riottenere l'inquadratura sperimentata in precedenza con il pettirosso ma ... lui decide di spostarsi più su lungo il fiume, forse la fame è tornata a farsi sentire perché non si allontana di molto e si mette direttamente nel torrente a cacciare...
Purtroppo però la distanza tra noi ritorna a crescere e così anche quest'occasione sfuma.
Aspetto speranzoso sino a che la luce non comincia a calare decisamente, quindi mi rassegno e mi incammino verso la macchina.
Durante il rientro noto una figura nell'acqua... riseco a puntarla giusto un attimo prima che sparisca tra la vegetazione... la macchina è impostata male (bassi ISO) e la luce è scarsa... ma ho la netta impressione che questa non sia una lontra ma una nutria, il topo d'acqua (e che topolone!).
Spero di sbagliarmi e che questa sia invece una lontra perché la nutria è una specie invasiva e forestiera, dannosa per gli habitat naturali.






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