Foce dell'Isonzo - Isola della Cona

Ecco l'estensione dell'oasi naturalistica della foce dell'Isonzo: quello slargo di terra puntellato da pozze d'acqua tra il fiume ed il canale, al confine con l'Adriatico, è l'Isola della Cona, con la sua passeggiata, lunga e stretta, che scende giù sin oltre punta Sdobba, ovviamente sull'altra sponda.
La parte più larga è quella attrezzata per l'osservazione naturalistica, con capanni e camminamenti protetti per non disturbare.
Il vantaggio del capanno è quello di dare il minimo disturbo, ovviamente, lo svantaggio che non puoi provare ad avvicinarti e se l'acqua scarseggia, e in quei giorni d'acqua negli invasi ce n'era veramente poca rispetto alla mia visita precedente, gli animali restano lontani e le foto sono panoramiche anche con il 500...


L'impressione, nelle prime ore di visita, è che ci sia veramente poco, in termini di varietà, rispetto a quanto visto sulle spiaggette naturali del giorno prima.

Giusto un esemplare di mestolone si avvicina a sufficienza da poter avere una buona foto.

Poi un fotografo tedesco mi indica qualcosa che si muove tra l'erba... fatico non poco a localizzarlo, nonostante le indicazioni del collega, ma finalmente lo trovo, un corriere piccolo!

Questi limicoli sono sempre molto interessanti per la loro furtività, la loro facilità nello sparire, anche grazie alle dimensioni mediamente piccole, e la loro diffidenza, almeno quando si trovano da noi.... in Islanda il loro comportamento è diverso, risultando un po' più curiosi.

Le oche grige sono una presenza sicura alla Cona e sono davvero molte in questo periodo, trovandosi gruppi stanziali, migratori e svernanti, in fin dei conti sono del tutto analoghe alle nostre oche grige del lago di Caldonazzo, e, come suggerito dai pannelli della Cona, penso adotterò questa definizione anche per le oche nostane, in modo da sepellire definitivamente le diattribe sul termine "selvatico", diattribe che evidentemente si sono consumate anche da queste parti, vista la definizione alternativa proposta.

Dalle oche, comui ormai anche da noi, passiamo ad un "pescatore" che da noi è solo occasionale mentre qui è decisamente di casa: il marangone minore. L'ho ammirato da lontano sull'Adriatico il giorno prima e sul posatoio di fronte al bar la volta scorsa che sono stato alla Cona. Questa volta ha scelto un posto molto più appartato e per avvicinarsi è stato necessario infilarsi nel capanno più settentrionale del parco... un capano letteralmente infestato da zanzare! 

Nello spazio più ampio dell'oasi naturalistica si vede quanto quest'anno sia stato particolarmente secco: laddove c'era un vasto spechio d'acqua, ora c'è una distesa di ghiaia attraversata da un timido ruscelletto che in alcui punti da vita a pozze d'acqua un po' più estese. E' il caso di questa, scelta come terreno di caccia da un airone cenerino, presenza di assoluta minoranza tra gli ardeidi della zona.

Quando si arriva nella zona dell'ex grande lago, significa che ci si è già incammiati verso la punta più meridionale dell'Isola. Qui scorazzano liberi i cavalli camargue, decisamente assuefatti alla presenza dell'uomo. Sui sentieri streti la cosa diventa imbarazzante perchè se ne incontrate una mandria, questa si prenderà la precedenza e sarà necessario cercarsi uno slargo per lasciarli passare. L'esperienza è interessante!


Lungo i rivoli d'acqua ci si può imbattere anche in qualche anfibio, come questa rana che se ne sta tranquilla a sgranchirsi le gambe, incurante delle persone che le pasano acanto sull'atraversamento predisposto dai gestori dell'oasi.
Poi lentamente la terra si assottiglia e il sentiero comincia a costeggiare il mare, gli animali si allontanano e cambiano anche le specie: al posto del marangone minore abbiamo dei cormorani, qualche anatra di superficie, per lo più germani reali, gabbiani
cigni, aironi e... e questa, apparsa due vole sopra le nostre teste, altissima prima e rapidissima poi.



Per dire cosa sia sono aperti i dibattiti... potrebbe essere un'acquila reale proveniente dalle alpi carsiche, capita a volte in zona ma, per il poco che si vede, la superficie inferiore delle ali è troppo scura, potrebbe essere un'acquila di mare, soluzione probabile perchè più volte vista in zona ma uno dei custodi dell'oasi, viste le fotografie e le segnalazioni in zona, azzarda persino una ben più rara acquila antraia maggiore. 
Su questo stormo invece, dubbi non ce ne sono, sono ibis sacri e sono diretti verso l'oasi della Cona.
Arrivanti in fondo alla camminata, dopo quasi 6 km di passeggiata sotto un sole fortunatamente velato, la fauna va in bianco: cigni reali

garzette

e, sulla strada del ritorno, un airone bianco maggiore.
Tornati all'oasi mi sparo un ultimo giro serale.
Alla torre di osservazione in muratura, puntando verso l'allagato a sud, quello dove la superficie d'acqua si è ridotta drasticamente, in lonanza osservo una garzetta in caccia.
Completando il giro, dal capanno del corriere piccolo, ecco un altro avvistamento interessante: gli ibis sacri passati in volo qualche ora prima sopra le nostre teste hanno trovato il loro punto di ristoro.
La giornata si chiude con un ultimo saluto ai marangoni minori, ancora presenti al capanno delle zanzare.




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