Tsavo ovest - parte 1


L'ultimo appuntamento è con la parte ovest del parco di Tsavo. La zona alterna luoghi particolarmente secchi e brulli a squarci di autentica jungla sebbene, come si può notare, la portata dei fiumi risulti molto variabile e con la stagione secca ormai iniziata da due settimane questo ampio letto è ridotto a poco più di un torrentello acquitrinoso.
Gli avvistamenti si fanno più radi ma di sicuro sempre interessanti.
Su questo ramo possiamo osservare un astore canoro orientale, intento a scrutare l'orizzonte prima di darsi una bella scrollata e risistemata al piumaggio.



Ancora una volta il piccolo dik dik è la prima antilope a farsi vedere. In letteratura si dice vadano sempre in coppia, fatto riportato anche nel nome, con il raddoppio dello stesso poiché un esemplare è dik, e l'altro.. è l'altro dik.
Non posso confermare questa divertente spiegazione del nome perché noi, non conoscendo questa storia, abbiamo quasi sempre visto esemplari solitari.
La vegetazione è particolarmente secca e dopo un lungo trasferimento, quando si comincia a salire lungo i fianchi della montagna, si fa ancora più secca!
Notiamo un esemplare di kudo minore il cui manto a strisce verticali risulta particolarmente mimetico trasformando l'animale in un un'alternanza di luce ed ombra. 
La giraffa non soffre di questa aridità, è studiata apposta per accedere alle foglie più alte, verdi, fresche e umide.
Le incontriamo poco prima di raggiungere il lodge per il pranzo.
Dalla finestra della camera, mentre ci sistemiamo e rilassiamo un attimo prima del pranzo, osserviamo da lontano un gruppo di facoceri, il mitico pumba qui è davvero impolverato, persino le zanne hanno il colore del fieno.
Provo a cambiare posizione ed angolazione nel tentativo di avvicinarmi ma non ci sono possibilità, dal lodge non si può uscire, troppo pericoloso avventurarsi fuori dalla struttura, quindi bisogna accontentarsi di una fotografia al di qua del muro.


Tempo di ingurgitare il pranzo, sempre a buffet e quindi sempre più che abbondante, se si vuole, che è già il tempo di prepararsi per l'uscita pomeridiana.
Appena fuori dal lodge una famiglia di babbuini si sposta lentamente e controvoglia dalla strada che stava usando come zona di riposo.
Dall'alto, mentre la strada sterrata ci riporta verso le piane a quota più bassa, il parco di Tsavo Ovest (una sua minima estensione, ovviamente, viste le dimensioni del parco), si presenta così.

Nella piana si estende un'enorme riserva nella riserva, è la zona iper controllata di protezione e conservazione del rinoceronte nero a cui vengono concesse ai visitatori solo poche ore al giorno.
Poco tempo e grandi spazi significa avere statisticamente davvero poche probabilità di osservarlo, ed infatti (spoilerone) non riusciremo a vederlo.
In cambio rincontriamo lo sciacallo, questa volta molto meno curioso e molto più interessato a sparire il più in fetta possibile dalla nostra vista.
Se con i rinoceronti è andata male, ci va molto bene con le giraffe perché assistiamo ad un evento che la guida ci assicura essere davvero molto raro: vederle sedute!
Tre esemplari se ne stanno tranquille al sole sedute con una posizione che, nell'esemplare di estrema destra, a me fa inevitabilmente pensare alla sfinge egiziana.


Il tempo è tiranno, non si può rimanere molto qui, lasciamo quindi le giraffe per dirigerci verso la pozza d'acqua principale, sperando di riuscire a vedere il rinoceronte.
La pavoncella armata, o pavoncella fabbro, un altro tipo di pavoncella, si muove nel basso acquitrino.
Questo è il terzo tipo di pavoncella incontrato in Kenya ma il nome rimane buffo e incomprensibile poiché non sembra essere dotata di artigli o becco particolarmente estesi
Sullo sfondo queste montagne danno finalmente un "effetto casa" mitigando la sensazione di spaesamento che i montanari spesso hanno quando si trovano per troppo tempo in luoghi pianeggianti.
Certo l'effetto dura poco, basta rendersi conto che quello in primo piano è un baobab.

Un altro esemplare di pavoncella armata si specchia nell'acqua mentre cerca di procacciarsi del cibo, posizione già vista e tipica un po' di tutti i limicoli dotati di gambe particolarmente lunghe rispetto al corpo.
Insistiamo con l'"effetto casa" quando davanti ad un termitaio immenso si posa un airone cenerino.

Mentre lasciamo la zona protetta del rinoceronte, senza averlo visto, sulla strada incontriamo un gruppo innumerevole di faraone vulturine: la fotografia a capo aperto rnde bene l'idea di quanto numerosi siano i gruppi della più grande specie esistente di faraona. 

Su un ramo si mostra maestosa l'aquila serpentaria cenerina. Rispetto al nostro biancone è ben più piccola ma anche più previdente: solitamente decapita i serpenti prima di mangiarle, evitando così rischi inutili.
Nucleo familiare di cercopiteco verde.
Questo esemplare in alto sopra ad un piccolo strapiombo è un maschio di faraona dall'elmo. Questa faraona ha diversi nomi, è nota anche come galina faraona, faraona mitrata e gallina di Numidia, quest'ultimo nome è quello che più si avvicina alla denominazione scientifica di Numida meleagris.  
Un francolino gola gialla si muove proprio sotto lo strapiombo su cui si trova la faraona,
Questa è un'altra variante di Kudo: si tratta di un'antilope d'acqua. Si differenzia dal kudo minore degli articoli precedenti per l'assenza delle righe verticali e per un pelo più folto e lungo.
La sera poi, al lodge, nella pozza sottostante, ecco arrivare gli elefanti. Si abbeverano nella comoda pozza, visto che qui siamo in altura e non è così facile trovare punti comodi per bere.
Finito di abbeverarsi, in fila indiana, si incamminano verso le montagne nell'erba alta e secca.

 

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