08 - 01 Miyajimacho

E vuoi che almeno una navigatina sull'oceano Pacifico non la facciamo??
La domanda è ovviamente retorica perché i 40 minuti di motoscafo da Hiroshima (alcuni la pronunciano irosima, stessi acenti ma sibilante) all'isola di Miyajima, nota anche come Itsukushima ovviamente si fanno.
Anche perché Miyajimacho merita assolutamente una visita.
Il motivo si mostra immediatamente: il torii del santuario di Itsukushima è iconico e grandioso allo stesso tempo: collocato sulla spiaggia e raggiungibile a piedi nei momenti di bassa marea mostra, nel confronto con i visitatori, piccole formiche ai suoi piedi, tutta la sua maestosità.
Lungo le strade del porto i cervi nipponici, i Sika, aspettano con tranquillità i turisti sperando di scroccare un po' di cibo... anche una cartina geografica incustodita è un'invito ad una merenda improvvisata.
Sono talmente abituati a convivere in sintonia con gli umani da sdraiarsi al suolo senza paura o cercare di entrare nei ristoranti assieme ai turisti: attenzione a non farsi seguire davvero sino al tavolo.






Questi cervi giapponesi si spingono sin sulla spiaggia e non disdegnano di brucare le alghe o comunque ciò che di verde il mare riversa sul bagnasciuga.
La sera poi si spostano in branco, attraversando tutta la spiaggia, probabilmente per andare a cercare riparo notturno nelle foreste più a nord, dato che la boscaglia oltre la strada è frammentata da troppe case e stradine.


Ma lasciamo il porto e incamminiamoci anche noi verso nord, lì si trova il maestoso torii, visibile anche da molto lontano. 


La strada per arrivarci è gradevole, piana, contornata da queste luminarie immortalate nella foto di destra, dall'aspetto così antico.

Sull'immensa spiaggia che riempie l'insenatura dietro al torii si estende un complesso di palafitte

Dietro al complesso di palafitte, il tempio sulla collina e poche case di un villaggio sulla terraferma.






Da nord, guardando verso Hiroshima, il paesaggio cambia un po': la passeggiata è nascosta sotto ai rami di alti alberi e bisogna farsi un po' di strada pe non vere la visuale ingombra guardando verso il torii. In cambio, però, la vista verso il villaggio ne fa apprezzare la posizione e le proporzioni rispetto al tempio che si trova leggermente sopraelevato alle sue spalle.

Nel salire verso il tempio incontriamo un piccolo di cervo Sika che, rimasto solo, piange in maniera insistente per attirare l'attenzione, sperando che il suo lamento raggiunga le orecchie della madre.









Ecco la pagoda del tempio Miyajima vista da vicino: il posto per inquadrarla è minimo dato che la piazzola sulla sommità lascia poco di inutilizzato, schiacciata tra la pagoda stessa e il tempio.



Lentamente si fa sera e mentre la luce cala, il biancore di una struttura al di la dello stretto cattura la mia attenzione: è l'Umi-Mori Art Museum.


Mentre il traghetto ci porta verso la terra ferma e la notte avanza a grandi passi, un ultimo sguardo al Torii di Miyajima per cercare di capire se la marea l'ha finalmente raggiunto ed avere l'effetto che si vede in molte fotografie dell'immensa struttura rossa che sale dalle acque. 
Quasi a volerci consolare di non averlo potuto vedere nella sua veste più fotogenica, l'alta marea non l'ha ancora raggiunto: lo farà nella notte, quando foto non se ne possono fare.


































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